Ensemble Sideral

DESCRIZIONE

Il compositore e chitarrista romano Anton Giulio Priolo che, fondando l’ENSEMBLE SIDERAL, ha riunito ben noti musicisti provenienti dal mondo classico e jazzistico. Per poter svelare completamente l’intento e penetrare nel raffinato ordito costruttivo del cd, è più che mai opportuno spiegare la complessa personalità del musicista che, oltre che essere l’interprete di tutte le parti chitarristiche, firma tutti e dieci i brani che costituiscono Tango vertical, nove come autore e uno (il famoso Oblivion di Astor Piazzolla) come sottile orchestratore.
Anton Giulio Priolo, negli anni della formazione musicale, alterna il suo essere chitarrista dedito e appassionato di jazz (e a quelle forme musicali ad esso imparentate), allo studio della composizione che si compie nel tradizionale percorso presso il Conservatorio e nei corsi di alto perfezionamento che si succedono dopo il diploma. Ma non c’è una predominanza di un percorso rispetto all’altro, semmai un’osmosi. E’ proprio nel dna di questo compositore un’idea istintiva di rivoluzionare, mescolare e sperimentare. Questo porta le sue partiture ad essere premiate in concorsi internazionali di composizione (in Italia, Spagna e Inghilterra) e ad essere commissionate ed eseguite da importanti orchestre e formazioni da camera come l’Orchestra regionale del Lazio o l’ensemble londinese composta da musicisti della Royal Philarmonic Orchestra diretta da Christopher Austin. Londra oltretutto è la città che il musicista sceglie per allargare ulteriormente i suoi orizzonti specializzandosi anche nella musica per il cinema (con un master con lode conseguito presso il prestigioso Royal College of Music, allievo e poi collaboratore del compositore Dario Marianelli, premio Oscar per il film Espiazione) e dove lavora per alcuni anni firmando numerose colonne sonore.

Tango vertical chiude dunque quel “cerchio” citato all’inizio, ed è una estrema sintesi di questo ricchissimo percorso musicale.
Il titolo del cd allude al tango, ovviamente vivo e presente in alcuni brani, ma è anche un pretesto per volare e posarsi musicalmente oltre che in Sud America, anche nel vasto bacino del mediterraneo che comprende la Spagna, il Portogallo, l’Italia e le coste del nord-Africa.
La lezione del “Maestro” Astor Piazzolla (cui si fa omaggio nel citato Oblivion, qui in versione per trio d’archi e pianoforte) trova il suo giusto corrispettivo in un’altra ispiratissima traccia intitolata Milonga para Elisa in cui si confrontano raffinate polifonie di sapore Bachiano e reminescenze brasiliane alla Villa-Lobos. E’ squisitamente “argentino” il pezzo che dà il titolo all’album in cui, secondo la migliore tradizione, i temi principali sono affidati alla fisarmonica e al violino. La sorpresa però la troviamo nel cuore del brano in cui a farla da padrone è un lungo e bellissimo assolo di pianoforte di colore nettamente jazzistico che si appoggia su un letto di archi; di impianto fortemente jazzistico è anche l’incalzante base ritmica che fa da ossatura al brano.
E’ un cd che spiazza e seduce ad ogni nuovo ascolto sempre in bilico tra musica “colta” e musica popolare: dalle percussioni nord-africane utilizzate magistralmente per sostenere la divertente Danza del pavo real e che accompagnano il virtuosistico tema del violino, ai colori di un moderno flamenco appena accennato in Flamenco road, alla melanconia un po’ tipica del fado portoghese della splendida El aliento del mar, al calore e al virtuosismo chitarristico di Sublime ilusion e Rumba escondida, e ancora una “nuance” cinematografica nella traccia intitolata Felliniana nel cui incipit troviamo un esplicito omaggio a Nino Rota. In questo CD la contaminazione si distingue per essere non una sovrapposizione in cui sono riconoscibili stili diversi che si combinano scolasticamente, ma un nuovo mondo già compiuto che ha una sua propria “cifra” stilistica, un suo filo conduttore che percorre l’intero ascolto.Venendo agli altri musicisti, il quartetto d’archi, che è l’anima classica dell’ensemble (ora funambolica, ora eterea e rarefatta) è composto da Elisa Papandrea e Natascia Gazzana al violino, Daniele Marcelli alla viola, e Laura Pierazzuoli al violoncello. I quattro musicisti vantano dei curricula di tutto rispetto avendo suonato per le più prestigiose istituzioni concertistiche sia cameristiche che sinfoniche quali, tra le altre, l’Accademia Nazionale di S. Cecilia, il Quirinale, la Radio Svizzera, il Covent Garden di Londra, il Musikverein di Vienna e il Lincoln Center di New York. Altro punto cardinale è il pianista Massimo Fedeli, notissimo musicista dell’area romana, che in questi ultimi anni ha anche sviluppato un rapporto viscerale e tutto personale con la fisarmonica, strumento che padroneggia con pari maestria e sul quale trasferisce con naturalezza le sue doti di improvvisatore non comune. Citazione particolare va anche allo strumento, costruito negli anni ’50, che il musicista utilizza nella registrazione e che accorpa nella sua peculiare sonorità, come per magia, l’attacco e la dinamica tipica della fisarmonica alla dolce melanconia del bandoneon. La sua presenza e i suoi bellissimi assoli scandiscono brani come il citato Tango vertical, la Danza del pavo real, Flamenco road, Felliniana e Agua de cielo.Per rimanere ai tasti “bianchi e neri”, il pianista classico, concertista di fama internazionale Tonino Riolo, è l’altra prorompente personalità musicale chiamata a partecipare al progetto. Le sue straordinarie doti di tocco e sensibilità musicale – apprezzatissime e assolutamente fuori dal comune – regalano un’intima e preziosa versione di Oblivion che, unitamente agli archi, passa da momenti di estrema rarefazione nei “pianissimo” alle esplosioni dinamiche della parte centrale. Non meno intenso e apprezzabile nelle sue escursioni dinamiche e timbriche è El aliento del mar, altro brano in cui la cantabilità e la tecnica sopraffina del pianista trovano piena soddisfazione.
L’impianto ritmico è affidato alle sicure ed esperte mani di due vecchie conoscenze dell’etichetta: Stefano Cesare al contrabbasso e Gigi Zito alla batteria, già autori e collaboratori presenti in molti titoli del nostro catalogo. Ancora una volta dimostrano, da par loro, di essere grandi musicisti ancor prima che solidissimi session-men chiamati a confrontarsi – con la loro vastissima tavolozza di colori e di ritmi – con un repertorio che, per la sua originalità, manca di appigli precostituiti, dunque complesso ed eterogeneo.

Ultimo, ma certamente non ultimo, è uno dei più noti percussionisti italiani: Arnaldo Vacca, di cui è anche inutile e noioso stilare l’infinita lista di collaborazioni e produzioni cui ha preso parte. Basti dire che Arnaldo fornisce tutto il suo sterminato bagaglio di suoni ed “essenze”, inventando talvolta delle commistioni apparentemente impossibili, degli apparentamenti inusitati che pure, alla resa dei conti, apportano freschezza, originalità ed unità all’intero progetto.